Arrivano direttamente dal Ministero dell’Istruzione di Valeria Fedeli i principi-guida che stanno nutrendo i deliri omofobici della prima cittadina di Cascina Susanna Ceccardi. Le “Linee guida all’educazione al rispetto”, emanate dal MIUR lo scorso ottobre fra grandi aspettative, sono il capolavoro del non-detto. Ignorano consapevolmente e colpevolmente la questione dell’omotransfobia, che pure imperversa tra le forme di bullismo più feroce nelle scuole. Riescono addirittura a evitare totalmente il tema, attualissimo e urgente, dell’educazione alla sessualità e all’affettività. E nello stesso tempo stravolgono il concetto di “partecipazione” alla vita scolastica dei genitori, assegnando loro di fatto un enorme potere di veto e di intervento sui contenuti della didattica, anche a costo di imporre la censura alle scelte delle scuole elaborate nei piani triennali dell’offerta formativa. Rappresentano una pietra tombale sulle attività rivolte alla prevenzione e al contrasto dell’omofobia e delle discriminazioni. E offrono dunque una sponda non da poco alle deliranti rivendicazioni di Ceccardi&Company nel momento in cui affermano, testualmente, che non ci sarà mai alcuna “teoria del gender” nella scuola, ma si promuoverà un’educazione basata unicamente sulla differenza uomo-maschio/donna-femmina quale fondamento “dell’intero orizzonte esistenziale”.
Qualcuno forse doveva spiegare alla ministra che “educare al gender” è una locuzione priva di significato. Fino a poco tempo fa era usata unicamente da movimenti integralisti, ultra-cattolici e filo-fascisti nascosti dietro le sigle di alcune associazioni di genitori “per la famiglia” o “pro-vita”. Movimenti che si definiscono appunto “anti-gender”, e identificano l’omosessualità con il peccato e la malattia. Che credono nell’“omosessualismo”, teoria per cui le “lobby gay” punterebbero a sovvertire l’ordine sociale basato sulla famiglia naturale anche attraverso la scuola, veicolo di diffusione, tramite progetti e attività didattiche, di idee pericolose che avrebbero lo scopo di generare confusione sessuale e di genere in bambine, bambini e adolescenti. Movimenti e associazioni che hanno avuto modo di interloquire con il MIUR fino a qualche mese precedente il varo delle “Linee-guida”.
E il territorio pisano sta facendo da capofila alla sperimentazione delle direttive ministeriali. Ne ha approfittato subito la sindaca Susanna Ceccardi, la quale qualche giorno fa ha battezzato in pompa magna la nascita di un “Osservatorio per le politiche della famiglia” con finalità “antigender” e con l’obiettivo dichiarato di «combattere la propaganda di teorie “omosessualiste” nelle scuole». E subito dopo la Società della salute pisana, in seguito alle proteste di qualche genitore, ha di fatto ritirato la sua partecipazione a un innocuo progetto di una scuola di Navacchio sul “Contrasto agli stereotipi di genere e promozione di un’equa suddivisione dei lavori domestici”, mentre l’assessore all’istruzione del comune di Cascina Nannipieri spiegava dalle pagine dei quotidiani locali che sarebbe mancato il consenso informato al progetto da parte dei genitori.
Quello che sta succedendo a Pisa e provincia è inaccettabile: sta diventando di fatto impossibile avviare nelle scuole, attraverso una seria e diffusa pratica didattica e formativa, un’attività di prevenzione e di contrasto non solo all’omofobia e alla transfobia, ma anche contro gli stereotipi e le prevaricazioni di genere uomo/donna.
Noi non ci stiamo. Come Cobas della scuola, nel momento in cui ribadiamo l’assoluta centralità del principio costituzionale di libertà dell’insegnamento, ci impegniamo a contrastare con ogni mezzo necessario la deriva catto-fascista che di fatto sta imponendo nelle scuole italiane un ritorno all’oscurantismo. Sosteniamo, al di là di quanto le “Linee-guida” dicono o non dicono, le pratiche quotidiane di tante e tanti insegnanti che, in diverse scuole pisane come nel resto d’Italia, educano davvero, quotidianamente, al rispetto per le differenze. Siamo al fianco di chi continuerà a creare spazi didattici e di discussione volti a promuovere il contrasto a tutte le discriminazioni di genere, e ci impegniamo a farci promotori in prima persona di attività didattiche e di formazione all’interno delle scuole, contro chi, da destra o da sinistra, vorrebbe un ritorno alla barbarie.
L’educazione alle differenze non si fa a braccetto con gli integralisti.
Il rispetto, quello vero, non esclude.
Per i Cobas Scuola della provincia di Pisa Sebastiano Ortu